Proprio mentre i leader mondiali si riuniscono per parlare di transizione ecologica per contrastare il cambiamento climatico, nel settore dei trasporti la carenza dell’additivo AdBlue rischia di causare un aumento delle emissioni nocive dei gas di scarico, con conseguente innalzamento del tasso di inquinamento atmosferico.
Noi di Program Autonoleggio, specializzati nel noleggio a lungo termine, vi spieghiamo alcuni concetti nel dettaglio.
Che cos’è l’AdBlue? AdBlue (AUS32 o DEF, Diesel Exhaust fluid) è il nome commerciale di una soluzione al 32,5% di urea pura ed acqua distillata. Si tratta di un fluido incolore, inodore, non infiammabile e atossico, in grado di scomporre gli ossidi di azoto (NOx), ossia il monossido di azoto (NO) e il biossido di azoto (NO2), generati dalla combustione dei carburanti dei veicoli. L’urea deriva dalla trasformazione dell’ammoniaca, che non viene utilizzata direttamente nella soluzione in quanto tossica. Tramite una reazione chimica che avviene a partire da 200°C in presenza di vapore acqueo, l’urea si trasforma in anidride carbonica e ammoniaca, la quale a sua volta, reagendo con gli ossidi di azoto, forma azoto ed acqua.
Come viene utilizzato? Il liquido AdBlue viene utilizzato come additivo al carburante delle auto diesel e dei tir Euro 5 ed Euro 6 per ridurre fino al 90% le emissioni di ossidi di azoto dei gas di scarico, principali cause dell’inquinamento atmosferico. Senza la presenza dell’AdBlue, o se questo scende al di sotto di un livello minimo, le centraline di questi veicoli sono programmate per impedirne l’avviamento del motore.
L’improvvisa carenza. Il forte aumento del prezzo del metano, principale fonte energetica per la produzione dell’ammoniaca, a sua volta essenziale per la produzione di AdBlue, ha reso il costo di fabbricazione dell’additivo superiore al prezzo di vendita. Questo ha comportato un rallentamento e talvolta freno della produzione di AdBlue in tutta Europa. In Italia, la filiale dell’azienda norvegese Yara, unico produttore nazionale di urea e ammoniaca, che detiene il 60% del mercato italiano dell’additivo, ne ha sospeso per un mese la produzione, proprio a causa della mancanza di ammoniaca. Il blocco della catena produttiva ha comportato l’esaurimento delle scorte di AdBlue in tutto il Paese, con conseguente corsa all’accaparramento e speculazione sui prezzi.
Il paradosso. In questa situazione, il paradosso è che rischiano di rimanere fermi i mezzi più moderni e più ecologici, mentre saranno liberi di circolare i camion e le auto più vecchi e inquinanti che non utilizzano questo additivo.